Settimana fondamentale per il futuro dell’Italia: entrambi i rami del Parlamento hanno approvato, a larga maggioranza, il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che verrà trasmesso alla Commissione Europea entro il 30 aprile.
Il giudizio del PD sulle linee guida del PNRR, che complessivamente ammonta a 221 miliardi, è molto positivo, come afferma il Responsabile Economico Antonio Misiani.
“Quanto accadrà in Italia da oggi al 2026, se saremo o meno in grado di utilizzare al meglio questa straordinaria opportunità, sarà decisivo: per consolidare la svolta politica che si è prodotta in Europa, per archiviare definitivamente la stagione dell’austerità, per rendere Next Generation EU uno strumento permanente”.
“Dietro i 50 miliardi per la digitalizzazione, i 70 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione ecologica, i 31 miliardi per le infrastrutture, i 32 miliardi per la scuola e la ricerca, i 22 miliardi destinati al lavoro e al sociale, i 19 miliardi per rafforzare i servizi territoriali e investire in tecnologia e digitalizzazione è visibile una nuova visione dell’economia, un’economia sostenibile sul versante sociale e ambientale, in cui il capitalismo è nuovamente temperato da princìpi etici e pubblico e privato tornano a integrarsi”.
Al di là dei progetti, sarà inoltre molto importante andare a vedere nel concreto come verrà declinato il piano e utilizzati i fondi. Il Pd, anche per bocca del ministro Andrea Orlando, ha fatto intendere che il Governo dovrà focalizzare la massima attenzione sul Lavoro.
“Il lavoro deve essere al centro del Patto per la ricostruzione” sottolinea ancora Misiani. “Quasi un milione di persone hanno già perso il lavoro. Sono in gran parte precari, autonomi, giovani e donne. Altri lo perderanno nei prossimi mesi, quando inevitabilmente finirà il blocco dei licenziamenti.
È necessario dare priorità ai progetti che creano più lavoro, a partire da quello per i giovani e le donne, attuando le condizionalità che come PD abbiamo chiesto e ottenuto di inserire nel Piano. Riformare gli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro. Aiutare le imprese che sceglieranno di non licenziare, incentivare chi assumerà e chi avvierà una nuova impresa. E mettere in campo politiche industriali, con un ruolo nuovamente attivo di uno Stato”.