In uno dei momenti più difficili della sua storia recente, l’Italia si avvicina pericolosamente a una crisi di Governo. La miccia che rischia di far saltare l’attuale equilibrio politico è il Recovery plan, vale a dire il piano in elaborazione per gestire l’enorme quantità di miliardi che arriverà attraverso il Recovery fund – Next Generation UE.
In particolare, le reiterate minacce provengono da Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, che contesta metodo e merito della gestione fin qui portata avanti dal Presidente Giuseppe Conte.
Sul punto segnaliamo l’intervista del ministro della Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano il quale evidenzia alcuni elementi di grande rilevanza nella redazione del Recovery Plan.
“I partiti hanno esplicitato le loro richieste sul Recovery Plan e questo non può essere vissuto come un intralcio”. Ora però Conte e il governo “hanno il dovere di fare una sintesi da sottoporre al Parlamento. È la più grande occasione da decenni e va discussa con i sindacati, le imprese, le associazioni, le reti di cittadinanza”.
“Credo – continua – che governo e maggioranza si trovino davanti a una crisi di missione e che l’unico modo per ritrovarla sia nel percorso nuovo condiviso con l’Europa. Fine dell’austerità e inclusione sociale, sostenibilità e digitalizzazione per cambiare modello produttivo e ridurre i divari, tracciano non solo un orizzonte di sviluppo per l’Italia, ma ridefiniscono l’identità di un campo democratico e progressista che negli anni scorsi si era separato dal Popolo”.
Secondo il ministro “questo governo è nato per arginare la destra e da quando è successo Salvini ha perso 10 punti. Tuttavia a guadagnare, soprattutto nelle fasce del disagio sociale, è Giorgia Meloni. Se questo non interroga profondamente noi che siamo la sinistra di governo”.
Parole che delineano un modus operandi chiaro: le forze della maggioranza deve condizionare il Governo e orientare la destinazione delle risorse verso una maggior inclusione sociale ma senza porre aut aut controproducenti. Con i ricatti e i veti non si fa strada ma, anzi, si rischia di interrompere bruscamente un percorso politico comune che, in mesi difficilissimi, ha permesso all’Italia di non andare al tappeto.