Che l’emergenza sanitaria abbia colpito profondamente il nostro Paese ormai è un dato di fatto innegabile che nessuno mette in dubbio.
Che la fatica di gestire questa emergenza sia stata immane neppure si discute.
Che dovesse velocemente ripartire anche l’economia per recuperare il tempo perso è assodato.
Quello che davvero lascia perplessi e attoniti è il trattamento riservato ai bambini in particolare e al mondo della scuola in generale.
Bambini che si sono visti privare di ogni spazio relazionale e educativo, che hanno rispettato le regole con tenacia e che ora vengono trattati come pacchetti da parcheggiare, che non portano valore perché non sono in questo momento generatori di profitto. In questi mesi ci si è sempre dimenticati dei bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze: i bar e i negozi riaprivano, piazze che tornavano a essere luogo di incontro, ma parchi e strutture educative sono rimaste per molto tempo non accessibili.
L’ultima dimostrazione di questo disinteresse è il sostegno al pagamento dei centri estivi per le sole famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, come se il bisogno relazionale dei bambini venisse dopo quello dei genitori di lavorare. Si è creato un paradossale corto circuito per cui famiglie senza lavoro ma con la ferma volontà di fare vivere finalmente di nuovo ai bambini momenti proficui di relazione coi loro pari sono costrette a pagare interamente le rette altissime ai servizi di quest’anno, mentre per chi lavora, dunque percepisce reddito, il servizio è gratuito. Una chiara e lampante dimostrazione che l’interesse non è il bene dei più piccoli ma piuttosto quello dell’economia.
Questa situazione ha lasciato senza parole il mondo delle famiglie, già provato dal lockdown e dalla gestione della didattica a distanza. Ora ci si chiede quali saranno le sorti della scuola a settembre e quello che emerge è un difetto nel metodo: dichiarazioni di ogni sorte quasi a vedere l’effetto che fa, prospettive di riduzioni di orario e uso della DaD anche nel corso del prossimo anno scolastico, plexiglass tra i banchi, solo per citarne alcune…
È chiaro a tutti che molte sono le difficoltà da gestire, dalla mancanza di spazi ai diritti acquisiti del personale scolastico che non possono essere messi in discussione. Tuttavia, amareggia il modus operandi che fa sembrare tutto un problema delle sole famiglie, non invece una grave falla di una società che nel mondo educativo vuole continuare a investire meno possibile.
Il punto vero è proprio quest’ultimo: non le soluzioni proposte in sé, ma l’apparente mancanza di pensiero lungimirante ed elaborazione sulla questione educativa.
Poteva e può essere, anche se è già tardi, un momento fecondo di rinnovamento pedagogico e metodologico a patto e condizione di mettere le persone, e la loro educazione, davvero al centro.
Proponiamo che, al livello politico, vengano colte le esigenze di bambini e studenti e come e quando le scuole potranno finalmente ripartire…scongiurando l’ipotesi di un ulteriore slittamento dovuto al possibile utilizzo delle scuole come seggi per le elezioni…davvero non ci sono spazi alternativi?
Sta nelle nostre corde considerare la scuola il centro della socialità giovanile e non solo: qui si confrontano, maturano mondi nuovi ed è qui che le dinamiche si modificano, si rinnovano. Allora nella nostra prospettiva politica è importante far convergere il massimo delle risorse non solo economiche, ma di condivisione sociale: associazioni e istituzioni vanno coinvolte per aiutare la scuola a garantire il massimo possibile della scuola in presenza: tanto più si va verso la prima infanzia, tanto più l’aiuto della comunità deve farsi sentire producendo occasioni di incontro, di scambio fuori dalle mura scolastiche. Spazi aperti, collaborazioni con enti e associazioni possono garantire opportunità non tradizionali né didatticamente curricolari ma sicuramente di condivisione e di rapporti vitalizzanti irrinunciabili per l’infanzia e per l’adolescenza.
Per le modalità di apertura, possiamo anche ipotizzare un confronto con esperienze già attivate in Paesi Europei, soprattutto quelli del Nord dove già si è riaperto e si è ripartiti poi a inizio maggio? Cosa blocca questi efficienti processi nel nostro Paese?
Marco Cavallaro – Segretario circolo PD Pordenone
Lucia Roman, Walter Manzon, Francesco Saitta – Gruppo di lavoro dedicato alla “Scuola e al sociale”